I kind of think you sucked the life right out of the room*
Io già non avevo digerito che si fosse messo con Grimes, figuriamoci come potevo prendere il fatto che Elon si fottesse Twitter per intero.
Non lo soffro, trovo sia un coglione pericoloso. Mi sta sul cu🌷o più di Zuck perché Zuck è un’intelligenza malefica. Elon è un cretino di abbagliante successo. Ma come... Tesla, la rivoluzione dell’elettrico, Space X, StarLink? Rispetto, potrei persino ammirare, l’intelligenza di Zuck. Ma odio Meta, l’applicazione della sua intelligenza. Specularmente, detesto Elon ma rispetto le sue compagnie (non ne ammiro nessuna), frutto più che della sua visione dei suoi denari. Il pacchetto Elon va valutato nella sua interezza, e la componente coglionica (di fatto un novax e imprenditore molto prenditore) unita alla potenza finanziaria e alla visione delle cose infantilistica – ricorda molto Trump – trovo siano problematiche. Per altro ha un seguito abbastanza accecato, poco ragionante, molto squadrista, che si comporta su Twitter esattamente come quei fake che il nostro eroe dice di voler contrastare. Non credo ci vorrà molto perché chi non vuole capire alla fine capisca il concetto di free speech che ha Musk.
Fire dumpster™
Io, insomma, avrei fatto volentieri a meno di Elon Musk come proprietario (unico, grave) di Twitter. Non mi passa in secondo piano che sia lui ora il boss, e se anche passasse rimane la sua presenza come l’aleggiare di un fetore che non vedi e non puoi indicare ma che c’è, cazzo se c’è. Non mi aspettavo che alla fine gliel’avrebbero venduto in toto. Non lo so se ha prevalso un residuo di ingenuità, forse è il fatto che io Twitter in fondo l’ho amato e non volevo vederlo finire in quelle mani. E lo amo ancora perchè un amore così di lunga data non si sgretola dall’oggi al domani, anche se ormai è una cloaca algoritmica ingovernabile. In realtà governabile da desktop ammazzando completamente i contenuti pilotati (si fa facilmente con estensioni per browser) o usando client terze parti, e su mobile usando client terze parti. Oppure agendo alla radice inserendo a mano una per una le stringhe che veicolano i contenuti algo, bloccandoli così ovunque. Faticaccia che non faccio. Così si snatura la discoverability di contenuti e contributi interessanti che è stato il sale di Twitter. Non è così semplice come dire “bah! Usa un client!”. Perchè cassi una funzione che era splendida ma che ormai da qualche anno in qua (direi da Trump in avanti, per esplodere poi con la pandemia) è usata in maniera deviata. È sempre what you make of it. Twitter senza algo è quasi... Mastodon.
Mastodon. Aaah, che pace. Che silenzio. Che aria fresca. Che due palle. Troppe cose non vanno. Se dal 2019 (quando aprii un account mai usato) a oggi non è cresciuto, non si è evoluto, non ha attirato utenti, un motivo ci sarà? Più d’uno. Primo, non hanno voluto attirare utenti. Ovviamente, non essendoci ritorno commerciale, per cosa si spremevano a fare? Loro facevano la loro proposta, se la gente arrivava, bene. Ma niente pull factor. Ora, per me, se metti una cosa (non lo chiamo “prodotto”) sul mercato non puoi non sperare che attiri se non altro l’audience per cui è pensata. Ma forse Mastodon è pensata per una nicchia troppo particolare e quelli che doveva acchiappare li ha acchiappati. Che genere di utente? Nerd estremo. Nerd un po’ talebano, stallmaniano, con fissazioni etiche precise, che però essendo fissazioni non s’elevano mai a livello di etica ma tendono a penzolare verso livelli più bassi di moralità terra terra. Per cui: la rete che gravita intorno a quei 4-5 siti è il male totale. Una visione che io aborro, perché può essere ed in parte è il male, ma non un male totale. Chi ha prodotto più avanzamento tecnologico negli ultimi vent’anni? Google o i Bulletin Boards? Elon certo è un prodotto di quest’accentramento, è forse l’epitome di questa forza centripeta che ha deformato lo spazio della rete. E in Mastodon si vantano che uno scenario del genere lì non si potrà mai verificare. Perché Mastodon è orizzontale e non verticale, non può essere scalato. Ma di questo, a un utente “normale”, cosa deve fregare? L’utente normale cerca un mezzo o un contenitore, non una parrocchia, ma Mastodon si atteggia esattamente a parrocchia. Ammenochè questo utente non voglia fare proprio il parrocchiano. Questo è forse l’aspetto che più trovo respingente, al di là di ogni discorso tecnico ed etico. A livello tecnico, il network distribuito è una scelta. Può piacere, non piacere. Ma che valore ha all’utente finale (non si usava questo termine dai tempi di Berlusconi)? Solo “etico”: orizzontalità, decentralità. L’utente è molto in secondo piano. Si dirà che è in secondo piano anche su Twitter, dove addirittura l’utente “è il prodotto”. L’utente è sempre utente. Riceve.
Cosa riceve da Mastodon? Un network distribuito dove nessuna entità finanziaria sfrutta l’utenza ma dove è lasciato solo con uno strumento ostico e mal fatto. Non essendo un prodotto commerciale l’utente non è “il prodotto” e quindi il network non lavora per lui. È l’utente che lavora per il network. LETTERALMENTE. Mantenendo un server, gestendolo, moderandolo. Fantastico sapere che il gestore della tua istanza può leggere i tuoi DM. In che modo questo mettere le mani nelle mutande sarebbe meno grave dell’essere asetticamente profilati da entità impersonali a fini commerciali? Che concetto di privacy è?
Cosa riceve invece un utente da Twitter? Un hub centralizzato appartenente a una compagnia quotata in borsa che dal quel prodotto ricava dei guadagni, ingenti, che in parte riconfluiscono nel prodotto per migliorarlo sia per l’utente che per gli shareholder. Quell’hub accentra ormai di fatto il discorso pubblico MONDIALE, consente una velocità e un’articolazione delle informazioni inimmaginabile ai suoi stessi creatori, una pluralità delle opinioni e un’apertura al dibattito formidabili e, lo vediamo da Trump in poi, terrificanti se usate male o peggio ancora pilotate. Come Prometeo che da il fuoco agli umani e questi dopo averne scoperto le virtù per riscaldarsi e cuocere hanno preso a usarlo per incendiare. Elon non vuole spegnere questo incendio, vuole aumentarlo. Perché le fortune finanziarie di Twitter, dopo anni di galleggiamento precario con Jack (Dorsey), sono cominciate con gli incendi dei cassonetti. Elon è qui solo per buttare dentro altra monnezza. Io oggi su Twitter mi sento come una sciocca che prova ad arrostirsi un marshmallow in mezzo a fumi tossici. Su Mast, niente fumi tossici. Ma anche poco arrosto. Non c’è nessuno, ma il peggio è che nessuno arriverà. È orientato esclusivamente a un utente pane e salame che arriva lì per postare le foto del gatto o spiegare come ha configurato il suo Raspberry per fare una piccola prodezza. Niente di male in questa socialità, ma Twitter era un’altra cosa. È come passare da New York a Pollena Trocchia. Io dopo due gatti mi rompo (che poi mi fanno una pena) e vorrei leggere qualcosa di più stimolante. Su Twitter il flusso è continuo perché non postano solo personcine ma “outlet informativi” di tutti i tipi, che è la cosa che in assoluto mi manca di più su Mastodon, dove a stento trovi The Verge. Senza Twitter apro di più Reeder, leggo quindi post da blog. Ha! Come un tempo. Leggo meno convulsamente, ok, buono. Ma non mi capita più niente di random. E m’annoio. Su Mastodon degli argomenti che interessano a me non c’è traccia. Zero assoluto. Tipografia, CSS, varie salse di design dal packaging all’UI/UX. Zero. A me interessa un sacco di altra roba ma su Twitter se ti allarghi perdi controllo della TL. Paradossalmente nel deserto mastodontico puoi allargarti anche ad argomenti meno limitati e hai lo stessp più attenzione perché competi con meno traffico. Ma è un’attenzione più casuale dove probabilmente né io né l’altro, incrociandoci in un punto non ben definito dei rispettivi interessi, ricaviamo particolare valore dallo scambio. Che poi può essere comunque piacevole e simpatico, e più relax perché su Mast fare i fenomeni non attizza l’algoritmo, non dà status. Su Twitter sai meno vagamente su che punto ti incontri con l’altro. Insomma, due mondi molti diversi. Mastodon non è l’alternativa a Twitter. Se potrà avere valore indipendentemente da questa configurazione un po’ forzata (e improvvisata), lo vedremo. La migrazione post-eloniana lo ha fatto conoscere a un pubblico più vasto. Il mio dubbio è che a Mast (che non esiste come entità) non freghi nulla di questo pubblico. E quindi non ha spinta a migliorarsi. Che cosa significherebbe, poi? Ma anche solo una web UI meno di merda (qui un’idea di yours truly) sarebbe più incoraggiante, che sia concettoso e involuto non credo sia rimediabile perché lo è by design. Vallo a spiegare il protocollo distribuito. Ci ho messo un po’ pure io. Il concetto è chiaro ma il funzionamento no. Immaginate che dobbiate presentare le vostre credenziali quando da un account Gmail vogliate contattare un account Outlook. Ecco cosa accade se volete seguire su Mast un account fuori dalla vostra istanza. Ogni istanza una parrocchia, ogni parrocchia il suo canonico, col suo catechismo, che ha accesso ai vostri DM. Se sparisce l’istanza sparite anche voi.
Così, in genuinità.
Twitter è una mela avvelenata. Resta ancora bellissima. Proverò ancora, fintantoché non la faranno proprio marcire. Ma a pane e salame su Mastodon non si resiste.