<aside> <img src="data:image/svg+xml;charset=utf-8;base64,PHN2ZyB3aWR0aD0iNDQiIGhlaWdodD0iNDQiIHZpZXdCb3g9IjAgMCAxNiAxNiIgeG1sbnM9Imh0dHA6Ly93d3cudzMub3JnLzIwMDAvc3ZnIiBpZD0iaWNvbi1zd2l0Y2gtMSIgZmlsbD0iIzAwZGNmZiI+PHBhdGggZD0iTTYgMTF2MmwtNC0zVjloMTJ2Mkg2Wm00LTdWMmw0IDN2MUgyVjRoOFoiIGZpbGw9IiMwMGRjZmYiIGZpbGwtcnVsZT0iZXZlbm9kZCI+PC9wYXRoPjwvc3ZnPg==" alt="data:image/svg+xml;charset=utf-8;base64,PHN2ZyB3aWR0aD0iNDQiIGhlaWdodD0iNDQiIHZpZXdCb3g9IjAgMCAxNiAxNiIgeG1sbnM9Imh0dHA6Ly93d3cudzMub3JnLzIwMDAvc3ZnIiBpZD0iaWNvbi1zd2l0Y2gtMSIgZmlsbD0iIzAwZGNmZiI+PHBhdGggZD0iTTYgMTF2MmwtNC0zVjloMTJ2Mkg2Wm00LTdWMmw0IDN2MUgyVjRoOFoiIGZpbGw9IiMwMGRjZmYiIGZpbGwtcnVsZT0iZXZlbm9kZCI+PC9wYXRoPjwvc3ZnPg==" width="40px" /> Dark/light: cmd/ctrl-shift-L!

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<aside> <img src="data:image/svg+xml;charset=utf-8;base64,PHN2ZyB4bWxucz0iaHR0cDovL3d3dy53My5vcmcvMjAwMC9zdmciIHdpZHRoPSIyMCIgaGVpZ2h0PSIyMCIgZmlsbD0iI2ZmMzM2NiIgY2xhc3M9ImJpIGJpLWFjdGl2aXR5IiB2aWV3Qm94PSIwIDAgMTYgMTYiIGlkPSJpY29uLWFjdGl2aXR5LTEiPjxwYXRoIGZpbGwtcnVsZT0iZXZlbm9kZCIgZD0iTTYgMmEuNS41IDAgMCAxIC40Ny4zM0wxMCAxMi4wMzZsMS41My00LjIwOEEuNS41IDAgMCAxIDEyIDcuNWgzLjVhLjUuNSAwIDAgMSAwIDFoLTMuMTVsLTEuODggNS4xN2EuNS41IDAgMCAxLS45NCAwTDYgMy45NjQgNC40NyA4LjE3MUEuNS41IDAgMCAxIDQgOC41SC41YS41LjUgMCAwIDEgMC0xaDMuMTVsMS44OC01LjE3QS41LjUgMCAwIDEgNiAyWiI+PC9wYXRoPjwvc3ZnPg==" alt="data:image/svg+xml;charset=utf-8;base64,PHN2ZyB4bWxucz0iaHR0cDovL3d3dy53My5vcmcvMjAwMC9zdmciIHdpZHRoPSIyMCIgaGVpZ2h0PSIyMCIgZmlsbD0iI2ZmMzM2NiIgY2xhc3M9ImJpIGJpLWFjdGl2aXR5IiB2aWV3Qm94PSIwIDAgMTYgMTYiIGlkPSJpY29uLWFjdGl2aXR5LTEiPjxwYXRoIGZpbGwtcnVsZT0iZXZlbm9kZCIgZD0iTTYgMmEuNS41IDAgMCAxIC40Ny4zM0wxMCAxMi4wMzZsMS41My00LjIwOEEuNS41IDAgMCAxIDEyIDcuNWgzLjVhLjUuNSAwIDAgMSAwIDFoLTMuMTVsLTEuODggNS4xN2EuNS41IDAgMCAxLS45NCAwTDYgMy45NjQgNC40NyA4LjE3MUEuNS41IDAgMCAxIDQgOC41SC41YS41LjUgMCAwIDEgMC0xaDMuMTVsMS44OC01LjE3QS41LjUgMCAwIDEgNiAyWiI+PC9wYXRoPjwvc3ZnPg==" width="40px" /> I ♥︎ browsers. Ma come per tutte le cose che mi appassionano profondamente oscillo tra fasi di innamoramento, amore per uno e odio per tutti gli altri. Passandomeli immancabilmente tutti.

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Ve la ricordate la browser war tra fine anni ‘90 e inizio 2000? C’era lo scontro titanico tra due grossi contendenti: Internet Explorer e Netscape Navigator. Su Mac la faceva da padrone Navigator, ma negli anni successivi sarebbe arrivato anche Explorer di Microsoft, che su Mac aveva una personalità completamente diversa da quella classica di Windows (potenza delle librerie grafiche di un sistema operativo).

Explorer su Puma (2001)

Explorer su Puma (2001)

Era più o meno l’epoca in cui i massicci investimenti di Microsoft in Apple salvarono la baracca. Explorer, per quanto potesse sembrare un mezzo schiaffo, serviva tremendamente su Mac perché Apple non aveva un suo browser e nonostante la presenza di Navigator, internet – come vedremo più giù – si avviava a essere tarata sulle disfunzionalità di Internet Explorer.

A quei tempi usavo un PC e la mia preferenza andava a Navigator, perché aveva icone più carine, con un po’ di lilla. Era tutto così monotono che un colore un attimo diverso era già una boccata d’aria fresca. Explorer poi iniziava a stare sul cawwo già da allora. L’interfaccia era forse persino più affollata di quella di Explorer, ma mi bastava che fosse diverso e meno (molto meno) frequente sui monitor altrui. Mai capito com’era possibile che chi avesse un computer davanti non fosse naturalmente portato ad esplorarne le potenzialità, a uscire dal default, a trovare soluzioni migliori di quelle proposte come precotte dal sistema operativo. È anche vero che Windows in questo non era particolarmente invogliante, ma allora era tutto nuovo e anche Win95 poteva risultare eccitante, se lo si inquadrava fuori dallo schema Office. Invece qualunque desktop guardassi, era identico a tutti gli altri. Quello delle biblioteca all’università, quello della copisteria, quello del compagno di corso. Come se tutti quanti facessero le stesse poche cose e nello stesso identico modo.

Netscape Navigator 4 (1997), parte della suite Communicator che includeva anche un editor HTML (Composer)

Netscape Navigator 4 (1997), parte della suite Communicator che includeva anche un editor HTML (Composer)

Proprio su questa pigrizia e sul catenaccio del default Microsoft costruì la sua strategia per Internet Explorer. Gli fece terra bruciata attorno e lo lasciò dominatore incontrastato del web, prima, e azzoppatore del web poi, nella sua (lunghissima) fase declinante. Netscape si avviò così a perdere la guerra. Iniziò a performare male, a succhiare risorse, il web correva (stava nascendo CSS) e Navigator arrancava. Ma il web fu anche preso praticamente in ostaggio da Explorer. Era l’epoca della colonizzazione da parte di Windows di tutto il mondo PC, ormai avviato a dilagare nell’ambito domestico, con internet, e non più confinato in ufficio, con Office. Ed Explorer finì ad imporsi sfruttando questa posizione dominante di Windows (per la quale Microsoft fu sanzionata), non per una sua superiorità tecnologica. Ma il danno a Netscape era stato fatto, e fatale. I siti cominciarono a non funzionare più su Navigator, si iniziavano a vedere i bollini “optimized for IE” o “best viewed in IE”. Explorer prese a imbolsirsi sempre di più, tanto era il web che si adattava a lui (si arrivò a dover sviluppare siti con aggiustamenti appositi per IE, una pratica che è durata fino a pochi anni fa). Per reazione si iniziò a mettere enfasi sugli standard, si impose il consorzio W3C, uscì il test Acid che faceva l’esame a una pagina per vedere se rispettava gli standard. IE semplicemente se ne infischiava. Ma il browser di Microsoft restava inaffondabile e continuò a galleggiare per lustri. Solo Microsoft l’ha potuto uccidere.

Netscape invece morì ufficialmente nel 2008 dopo anni di irrilevanza. Tuttavia, il baraccone non si tirò giù il cuore tecnologico del browser, il motore di rendering Geko, che finì già nel 1998 nel fork di Navigator che fu Mozilla (”Moz://a” 🥱), casa madre di Firefox.

History of the Mozilla Project

Il nome Mozilla stava per “Mosaic killer” perché il rivale di allora era Mosaic, primissimo browser capace di visualizzare contenuti oltre al puro testo (l’internet dei primordi era solo testuale). Mosaic oggi è percepito come un residuato irrilevante, ma fu invece quello che consentì a internet di passare da strumento accademico-militare a quello che è oggi, soprattutto aprendola a un uso commerciale. Boom. Nessun altro browser ha avuto un impatto altrettanto epocale.

Tramortito Navigator, nel predominio assoluto di IE fu proprio Firefox di Mozilla l’alternativa, ma mai un vero rivale come lo fu il browser di Netscape, perché non ebbe mai nemmeno una frazione di quella che fu la fetta di mercato di Navigator (che era anche a pagamento, divenne gratuito quando si accorsero che IE se li stava mangiando vivi).

Qualche altro timido concorrente c’era. Non era nuovo Opera, che nacque nello stesso anno di IE. Opera era una vera alternativa perché aveva un suo proprio motore di rendering, Presto. Ma era uno sputo in occhio già da allora, con bannerone (era shareware/adware) nella barra degli strumenti, alta due km di pixel. Non sarebbe mai uscita da quella quota di mercato dello zero virgola.

Opera 5, con ads nella toolbar (2000)

Opera 5, con ads nella toolbar (2000)

Ha avuto gli ingegneri, ma i designer hanno sempre scarseggiato, e anche buoni manager. Non erano tempi in cui si rivolgeva particolare attenzione alle interfacce grafiche, in generale, ma il totale disinteresse che ne aveva Opera restava peculiare. Per me peccato mortale, forse la ragione principale per cui questo browser, che qualche piccolo merito pure ce l’ha, mi è sempre stato indigesto. Per la cronaca, dall’officina di Opera proviene anche Vivaldi. Beh, non tanto dall’officina quanto dai meccanici che ci lavoravano dentro. Opera ha avuto vicissitudini commerciali un po’ opache e dopo vari passaggi di mano oggi è cinese (un trucchetto che utilizzano spesso i cinesi è mantenere una sede ufficiale nel luogo di origine, quindi Opera ha ancora i quartier generali in Norvegia, con CEO cinese). Col passaggio di proprietà parte degli sviluppatori abbandonò… l’opera. Opera, Vivaldi... non so se si coglie il link. Ragioni per il nome? Nessuna. Sono norvegesi e secondo loro l’opera is fun. L’Opera browser mi è sempre sembrato l’antitesi del fun.

Tornando all’antichità, su base di Internet Explorer cominciarono a uscire delle shell che lo camuffavano in qualcosa d’altro, come questo trattore chiamato Neoplanet.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/1/13/Neoplanet_screenshot.gif

Una furberia per avere un prodotto che funzionasse out of the box ma che sembrasse qualcosa d’altro. Oggi i browser basati su Chromium non li chiamiamo shell, per quanto siano anch’essi delle carrozzerie più o meno differenziate su un motore comune. Anche se condividono più di un motore di rendering: un sistema intero di sviluppo (le estensioni). Ma allora la “shell” era una pratica abbastanza diffusa nel mondo Windows, si poteva, con acrobazie più o meno complicate, camuffare l’intero OS. Ne so qualcosa, ho corrotto fatalmente varie volte certe librerie di Windows nel tentativo di camuffarlo, con risultati sempre posticci. Non sarei durata tanto su quell’OS, in effetti. Un’orrenda pacchianata Neoplanet, vista con gli occhi di oggi, ma a quei tempi impattava e io per un periodo (un’estate, ricordo) lo usai. Non si può non dire, per altro, che i bottoni a bolla e le cromature e quell’accenno di metal si sarebbero visti di lì a poco in OSX con Aqua.

Di shell ce ne erano pure per Navigator. Per esempio K-Meleon. O era già definibile come browser a tutto tondo? Era un Firefox in miniatura in effetti, semplificato nell’UI (si comincia a intravedere una certa cura, un po’ di ricerca) con un approccio friendly e rilassato, l’opposto del macho browser (on steroids) di sopra. Non ricordo se avesse gli add-on di Firefox, probabilmente no.

KM74onWindowsXPClassicThumbnail.png

Per certi versi ricordava un po’ Camino, un suo cugino per Mac. Due browser di importanza zero, ma che secondo me si possono prendere come indizi di un cambiamento nell’approccio alle interfacce: finalmente less is more. Entrambi, K-Meleon e Camino, avendo Geko, erano direttamente comparabili con Firefox, che ha avuto fino all’ultima (drastica) revisione dell’UI il problema di essere sempre troppo. Inutilmente troppo. Pieno di elementi pleonastici. Pesante. E quindi... vecchio. Come schiacciato dalla sua stessa legacy. Dicevo sopra che Geko resiste dall’alba di internet, tutti gli altri motori sono morti. Tutti. Questi browser alleggeriti nascevano come alternativa al carrozzone Firefox.

Quando approdai su Mac full time (iBook G4, dual-bootabile in Sys8 – 2003), ebbi una breve fase iniziale Internet Explorer. OSX, per chi proveniva da Windows (anche se io venivo da qualche anno di dual boot con Linux), era molto spiazzante. Specialmente il dock. Mi servì per orientarmi un attimo. Non era del resto brutto come su Win. Navigator però, su OSX, già sembrava obsoleto, forse non l’installai nemmeno. Su Linux (che rispetto a Windows dava la sensazione di essere assai più moderno, ma sempre troppo complicato) esisteva un browser, Konqueror, che per Apple ebbe una funzione importante. Incredibile a dirsi, ma Linux rispetto a Windows, nonostante la macchinosità di certe operazioni, era estremamente più adattabile alle esigenze e ai gusti dell’utente. E molto, molto più bello. Finì che io Konqueror lo usai ben poco, perché il suo desktop environment (KDE) non era il mio preferito. A me piaceva Gnome. Dove che usavo...? Boh, non ricordo. Galeon? O forse proprio Konqueror? Anyway! Il motore di Konqueror era KHTML. OSX era su base Unix. Apple non aveva un browser. Safari fu costruito su un fork di KHTML che fu chiamato WebKit. Uscì nel 2002. L’interfaccia brushed metal, ma non un’icona di più del necessario. Skin and bones. Forse non ero preparata, venendo da quelle interfacce obese. Forse era troppo scomodo usarlo su un web che era tagliato su Explorer. Safari, in vent’anni, è sempre stato il mio secondo browser. Quello cioè che non usavo. Lo uso con una certa consistenza da quando è uscito iPhone, ob torto collo. Insomma, per molti anni su Mac io sono stata su Firefox prima e Camino dopo. Il problema di Firefox su Mac è che è sempre stato un po’ fuori posto, un’app mai nativa (non usava le stesse librerie grafiche di OSX, ma XUL, che è cross-platform) mai perfettamente integrata col resto dell’OS. Ed è ancora così, ma rispetto al passato oggi l’utilizzo di XUL è molto più ridotto (completamente rimpiazzato negli add-on, dove hanno modellato un’architettura simile a quella di Chrome). In macOS si vede e si sente, oggi sembra quasi nativo. O sicuramente non infastidisce più come prima, forse perché anni di Electron (altra scorciatoria per disegnare UI cross-platform usando semplicemente HTML+CSS+JS) ci hanno resi più tolleranti alle interfacce non ortodosse. Ma se Electron (Node.js + Chromium) partorisce app pachidermiche, pachidermico Firefox non lo è. Oggi quindi non lo senti alieno, non nativo. Io poi vengo da anni di Yandex che... vabbè, non ho idea in cosa fosse scritto, ma era (le nostre strade si sono separate per sempre causa Putin) un browser Chromium con chiari elementi non-macOS. Tipo i menù contestuali, anche se ci voleva occhio a sgamarlo: il colore del testo in evidenza in un menu era uno scimmiottamento di quello blu di macOS (io ho sempre usato il grigio, l’imbroglio l’ho notato subito). Mai visti browser Chromium-based fare questo, e io li ho provati tutti. Chissà che ci mettono dentro. Finché l’alternativa a Firefox su Mac erano il Safari neonato e Internet Explorer, andava benissimo Firefox nonostante XUL. Ma poi uscì Camino. Difficile non vedere l’immagine del caminetto, ma camino in spagnolo è cammino, dovrebbe dare un po’ il senso dell’esplorazione ma meno pomposo di “explorer” o “navigator”. Per quanti anni si è detto “navigare il web” o “surfing the web”? Qualche boomer lo dice ancora. Beh, anche il nome Safari viene da quell’abitudine, con un pizzico di californication (Cupertino, California) nel riferimento all’album Surfin’ Safari dei Beach Boys. Camino era un browser con interfaccia nativa OSX (Cocoa) e Geko come motore di rendering. Best of both worlds! Senza le estensioni, ma aveva degli strumenti di suo per le cose più importanti (ad block e poco altro, allora non serviva di più). Era essenziale e pulito. Modificabile, per chi come me si dilettava nello smanettamento nelle risorse dell’app, icona per icona. Si riusciva a farlo proprio bellino, anche se già stock non era male. Era poco aquoso e questo dava una pausa visuale. Averci uno screenshot del mio Camino truccato con marmitta catalitica! Mi pare che una volta smontai le icone di OmniWeb (altro defunto) e le rimontai in Camino tanto per. La sua UI era questa:

https://www.ghacks.net/wp-content/uploads/2013/06/camino-browser.webp